venerdì 25 maggio 2012

Non tutte le invasioni riescono col buco!



In settimana sono riuscito a vedere il film “L’ora nera” (pessima traduzione di “Darkest hour”) di cui ho già parlato qui
e devo dire che ne sono rimasto particolarmente deluso. Le premesse mi sembravano intriganti o almeno originali: alieni in forma di “onde elettromagnetiche” invadono la Terra ed il luogo d’azione stavolta non è la solita città americana ma è Mosca.
Bene, queste sono le uniche idee buone del film, il resto è una “tavanata” galattica. I protagonisti sono piatti e si sa già dall’inizio chi crepa e chi no. La storia è leggermente superiore a quella di Skyline, nel senso che è una fuga verso un mezzo di trasporto per andarsene da Mosca, ma non è che presenti chissà quali avventure. E gli alieni sono assurdi e al di fuori di ogni logica fisica, che vale anche per gli alieni, almeno fino a quando sono qui sulla Terra. 

venerdì 18 maggio 2012

DUST! Intervista con l'autore.



Prosegue il viaggio di Fantascienza&Co. nel mondo dei wargame di fantascienza con un’altra intervista. Stavolta  il nostro ospite d’onore è Paolo Parente, artista italiano di fama internazionale nonché il più conosciuto e apprezzato nel mondo dei wargame. Prima di iniziare ci tengo a far notare che siti più blasonati del mio “scoprono adesso”, come per magia, che la fantascienza non si trova solo nei libri, nei film o in tv: meglio tardi che mai!!

Ciao Paolo, puoi darci qualche tua nota biografica/artistica? (Ho incontrato per la prima volta il tuo nome nelle illustrazioni di Steampunk di Torriani e soci, può essere?)
Me le tocco! Steampunk mi portò una sfiga AGGHIACCIANTE….
Gli esordi però avvennero molti anni prima con illustrazioni per Giochi di Ruolo editi in Italia da Stratelibri e dal compianto Giovanni Ingellis.
Poi ci fu` Mutant Chronicles, il fumetto di MC etc… etc…. Marvel, DC, Judge Dredd, Slaine, Magic…
Sono stato anche molto fortunato nella mia carriera, bisogna dirlo.

Se vuoi puoi dirci anche qualcosa sulla tua esperienza in Rackam e su AT43 in particolare, che a noi nerd è sempre sembrato uno scippo di Dust.
Dust, alcuni lo sanno, nacque ben prima… un sogno tenuto nel cassetto e nutrito di disegni di Davide Fabbri, Alessia Zambonin e miei.
Alla direzione della Rackham piacque, e fu così che m’ingaggiarono per la direzione artistica di AT43…Non direi uno scippo, ma il lavoro di uno stesso autore/disegnatore/concept artist..
Rackham  fu un`esperienza amara ma che mi arricchì moltissimo,.
Jean Bey (il direttore creativo e maggiore azionista) è un Genio, creativo a mille, implacabile perfezionista che non scende mai a compromessi.
E` sotto la sua direzione che ho sviluppato AT-43, lui mi ha strizzato come un limone ma mi ha anche insegnato tanto.
Diciamolo chiaro, senza il passaggio in Rackham la squadra di Dust-Tactics non sarebbe mai riuscita a tirare il sogno fuori dal cassetto.

Veniamo a Dust, la prima domanda è: come è nato?
Sono un appassionato di modellismo e wargames fin da bambino.
Nel modellismo in Giappone, nei wargames e anche nei fumetti si trovano tante produzioni che di riffa o di raffa s’ispirano alla Seconda Guerra Mondiale, il più delle volte timidamente o non abbastanza esplicitamente.
Dust nacque come risposta personale a tutti quegli stimoli che mi arrivavano senza mai propormi una WW2 alternativa soddisfacente.
Dust era destinato, nei miei sogni, a diventare un universo per raccontare delle storie a fumetti, mai avrei immaginato di poterne fare un wargame… Un altro gran colpo di fortuna.

Il presente: finalmente Dust ha preso la forma che noi war-nerd abbiamo sempre desiderato e cioè un gioco con miniature. Sei soddisfatto? 
PIENAMENTE. Lavoro su Dust-Tactics con i miei più cari amici e ci divertiamo infinitamente, seppur lavorando come bestie.
Siamo solo in quattro, e facciamo uscire sul mercato una montagna di modelli e di regole, tutti mossi dalla passione e dalla speranza che il frutto del nostro lavoro piaccia anche agli altri.
  
E Nel futuro di Dust cosa vedi? Qui in Italia, forse per i soliti problemi di distribuzione non mi pare si giochi a nient’altro che non sia GW, ha un futuro Dust in Italia?

Recentemente i negozi Games Academy di Milano e Roma sono diventati Flagship Stores di DT, se ci vai troverai una vetrina allestita con i nostri modelli della gamma pre-dipinta “Premium” e potrai partecipare a demo introduttive del gioco.
Certo in Italia come nel resto del mondo si gioca prevalentemente GW, ne sei stupito?
Io no, i modelli GW sono i più belli in assoluto! Il mio sogno è proprio quello di raggiungere quella qualità incredibile che solo i loro modelli possono offrire al mercato di oggi.

Ultima domanda: a cosa stai lavorando adesso? Anastyr?
Dust-Tactics grazie a FFG mi tiene impegnatissimo… e ne sono estremamente felice.
Sto però sviluppando in contemporanea 3 nuovi universi.
Il primo ad uscire e` Anastyr, una collezione di miniature in resina di altissima qualità da dipingere e collezionare.
Il mondo di Anastyr è un mondo Barbarico Fantasy ricco di magia e di creature fantastiche come tanti altri, l’unica differenza è il mio tocco insieme a quello dell`amico Adrian Smith…
Se saremo fortunati uscirà anche un gioco, ma non adesso, più in là nel tempo.
Gli altri universi sono assolutamente Top-Secret, appartengono allo Studio Dust, ma sono sponsorizzati da un colosso del multimedia e per contratto non posso parlarne… sorry.

Qui di seguito i siti di interesse:

Grazie mille Paolo e a presto (magari ci incontriamo a qualche fiera nostrana)!
By Sanchez

venerdì 11 maggio 2012

Ferro Sette: intervista con l'autore!



Il Libro
Futuro remoto: l’umanità ha smarrito le basi della sua stessa natura. Due vecchi commilitoni si ritrovano, nemici. Il primo, Tobruk Ramarren, è una ignara pedina di un potere occulto; il secondo, seguendo un’antica intuizione, si ribella a quella che sembra l’unica vita possibile. Nelle viscere di un piccolo pianeta minerario ai confini dell’Alleanza il protagonista s’imbatterà in una sorprendente comunità di reietti, custodi del segreto che li rende liberi. Lo scontro tra i Dominatori e lo sparuto gruppo di rivoluzionari è inevitabile, così come la sorpresa di Tobruk Ramarren di fronte alla scoperta che gli cambierà la vita.
Una sorprendente visione di un possibile futuro della civiltà del nostro tempo, e di una ribellione che scaturisce dalla natura più segreta e preziosa dell’essere umano.

L’Autore
Francesco Troccoli, è scrittore, traduttore e speaker. Nel bel mezzo di una invidiabile carriera in una multinazionale farmaceutica, cambia vita per  dedicarsi, in gran parte, alla scrittura. Ha vinto numerosi premi letterari, tra i quali il Giulio Verne e il Nella Tela, pubblicato oltre trenta racconti su raccolte e riviste e ricevuto numerosi apprezzamenti della critica. Blogger tra i più attivi del settore in Italia, firma le pagine di «Fantascienza e dintorni» ed è membro del collettivo di autori «La Carboneria letteraria». Quest’anno un suo racconto concorre al Premio Italia per la categoria “racconto professionale”. Ferro Sette è il suo primo romanzo.

Intervista  all’Autore – Press Book
Com’è nata l’idea per Ferro Sette?
Ferro Sette nasce dall’osservazione di quel che sta accadendo nella nostra società, dominata dallo stesso imperativo vigente nella narrazione del romanzo: produrre, produrre, produrre. In particolare, ho cercato di immaginare cosa potrà accadere se lo sviluppo dell’essere umano continuerà a essere condizionato dalla fredda logica che ci attribuisce un’identità basata su quante merci vengono fabbricate, consumate e smaltite, anziché su ciò che ci rende Donne e Uomini, che si colloca a un livello molto più sofisticato e immateriale.

Può spiegare, in un futuro come quello che lei ha ipotizzato, cosa significa la particolare evoluzione che subiscono gli esseri umani e qual è il suo impatto?
Molti romanzi hanno dipinto per l’umanità un futuro nel quale la natura dei mutamenti occorsi è sociale, culturale e antropologica. Io invece ho voluto inventare un mondo nel quale il mutamento è stato realizzato in modo così profondo e radicale da venire in ultima analisi recepito come una variante nell’evoluzione umana, assumendo una connotazione biologica che muta palesemente la qualità dell’esistenza quotidiana. In Ferro Sette l’homo sapiens ha perduto facoltà primarie, che sono oggi scontate, ma non ne conserva alcuna memoria storica. Finché esse non si riaffacciano casualmente e prepotentemente in un solo uomo, che decide di svelare ad altri la verità di quanto è accaduto. Recuperare quelle facoltà significa riconquistare la propria umanità. Tutto ciò lo obbligherà a combattere contro i suoi stessi amici, diventando il leader di una rivolta. Non posso davvero anticipare di più...

Dopo il successo della collana Urania, qual è la secondo lei la chiave dell’affermazione del genere per il lettore mainstream?
Il genere si è rivelato spesso un veicolo di idee rivoluzionarie. Utilizzando i suoi schemi si possono raccontare storie che sono accessibili a tutti. Parlare del presente travestendolo da futuro. Ferro Sette in particolare ha interessato lettori non legati al genere, almeno quanto gli affezionati. Provare per credere. Penso che in sostanza si tratti di raccontare storie nelle quali chiunque, davvero chiunque, possa identificarsi in fretta e con passione. E poi c’è la questione del linguaggio usato. Deve essere semplice e privo di tecnicismi.

Perché per lei è importante questo libro, cosa vuole comunicare ai suoi lettori?
Penso che ogni essere umano abbia il diritto, e forse anche il dovere, di fermarsi, guardarsi allo specchio e chiedersi se davvero si riconosce nella persona che vede. Nel caso emerga qualche dubbio, la vita che ne scaturirà sarà comunque molto diversa da quella precedente, prendendo o meno decisioni consapevoli. In ciascuno di noi c’è il coraggio di cambiare. Per trovarlo, bisogna solo concedersi il lusso di cercarlo davvero. Il protagonista di Ferro Sette incarna esattamente un uomo che è stato costretto a guardarsi allo specchio.

Intervista  all’Autore – Fantascienza e Co. Blog

Hai qualche immagine che ti ha ispirato la storia di F7 (tipo quella della copertina?) 
No, nessuna immagine nel senso tradizionale del termine, ovvero nessuna "figura". In termini di immagine per così dire, immateriale, direi di sì. L'immagine della rovinosa caduta del sistema occidentale in un vortice autodistruttivo che vorrebbe ridurre la nostra umanità alla produzione e alla proprietà individuale è stata determinante. Spero di non suonare retorico, perché è esattamente così che la penso ed è davvero così che il romanzo è nato.

Leggo che hai in mente una trilogia. Hai già anche in mente qualche altra storia che ti piacerebbe romanzare oppure per ora sei concentrato sulla saga di F7? 
Ho in mente almeno altre due storie, una di genere e l'altra no. Alla "trilogia di Tobruk Ramarren" (il protagonista) mi dedicherò di certo, anche se molto dipenderà da come verrà accolto Ferro Sette. Io mi auguro che al libro si avvicinino anche i non cultori del genere fantascientifico. Alcuni, a dire il vero, lo stanno già facendo. I primi riscontri da non appassionati di genere sono molto lusinghieri e ne sono a dir poco felice. Voglio anche precisare che Ferro Sette non è nato dal principio per avviare una trilogia, e che la storia è perciò autosufficiente e del tutto auto-conclusiva. L'idea della trilogia è sorta solo in un secondo momento. Nessuna "narratio interrupta", insomma!

Non ricordo esattamente il genere e la quantità di racconti che hai scritto ma ti chiedo lo stesso, anche se questo è più mainstream che scifi, se appunto ti piacerebbe esplorare qualche altro genere (tipo Fantasy per intenderci)? 
Il fantasy non rientra fra le mie letture d'elezione (fatte salve alcune doverose e onorevoli eccezioni), e nemmeno l'horror, perciò non mi sento portato a scriverne. Il fantastico che oggi va di moda definire "weird" invece mi attrae, anche se solo nelle sue declinazioni meno cupe. Il mio racconto "Il misterioso diario del giovane Piotr" (pubblicato nella raccolta Onda d'Abisso, a cura di Alessandro Morbidelli e con le firme de "La Carboneria & Friends") è un buon esempio. Leggo anche gialli e noir ma non credo di essere in grado di scriverne. Ma chissà? Magari proverò.

Ammetto che la prima volta che ho letto il titolo sono stato tratto in inganno, pensavo avesse a che fare con il golf! Chiedo venia e ti chiedo: è frutto del tuo sacco, o sacca ^_^, o dell'editor? 
Il titolo è stato scelto in sostituzione di quello del racconto dal cui sviluppo deriva il romanzo, ovvero "Il cacciatore", che vinse il Premio Giulio Verne l'anno scorso. In effetti sei in buona compagnia: molti hanno pensato subito al golf, quando in realtà Ferro Sette è semplicemente il codice identificativo di una città mineraria in cui si svolge la prima parte della narrazione. Il titolo è derivato da un processo di scelta molto accurato, ovviamente condiviso con l'editor, Fabrizio Biferali, che colgo l'occasione di ringraziare per la sua preziosissima opera. Ci è parso sin da subito che avesse un impatto forte e adatto alla vicenda narrata. Tutte le alternative ci sono sembrate meno adatte, comprese le proposte derivanti dal concorso per la ricerca del titolo che avevo indetto sul mio Blog:

Grazie mille per l’intervista, alla prossima!
By Sanchez

venerdì 4 maggio 2012

(Dolenti) Note personali!


Scusate ma oggi vi parlerò di due disgrazie (che non vengono mai sole!) che mi sono appena capitate, ma ve ne parlerò in termini fantascientifici ovviamente.
La prima riguarda la scomparsa della nostra amata cagnolina Bea. E quando c’è di mezzo un decesso di una persona cara, il mio pensiero va subito al grande interrogativo che accompagna l’umanità da sempre e cioè: c’è un Aldilà?
Come detto già in un precedente post, le alternative sono due. La prima, condivisa dal 90% degli scienziati del settore, dice che siamo solo macchine biologiche, quindi quando ci spegniamo per noi non c’è più nulla. Quindi in sostanza noi siamo un po’ sfigati rispetto a chi verrà dopo di noi che magari potrà godere di una nuova tecnologia in grado di spostare la coscienza su un supporto migliore, magari eterno, rispetto al nostro attuale “supporto” biologico. Non dubito quindi che ciò verrà fatto anche ai nostri amici animali.
La seconda ipotesi invece, attualmente in studio, è condivisa, a spanne, da un 10% dei biologi, medici, neurologi, filosofi, etc., una minoranza convinta che la coscienza non si riduca ad una mera funzione biologica ma vada oltre e quindi ciò porta a credere che la nostra “essenza” una volta sganciata dal corpo, possa entrare in altre dimensioni. E visto che questo 10 % di scienziati tutt’ora sta effettuando esperimenti al riguardo e che quindi una risposta definitiva non c’è, questa ipotesi è quella che mi piace di più (forse perché più consolatoria e “giusta”). Quindi mi piace pensare che anche i nostri amici a quattro zampe abbiano un grado di coscienza tale da permettersi, perchè lo meritano, di giungere in questa dimensione superiore, insieme a tutte le nostre persone care che non ci sono più, qui. Perciò: Bea, arrivederci!
La seconda, e sicuramente meno grave, disgrazia, è il risultato molto deludente della nostra partecipazione (del mio amico Jacknife e mia) al concorso letterario Stella Doppia. Ma non mi dispiace tanto il fatto di non essere riusciti ad accedere al gruppo dei 5 (+3) finalisti, quanto il fatto che non sapremo mai in cosa abbiamo toppato, anche su un'idea l'abbiamo. E neppure il confronto con quelli che verranno pubblicati sarà esaustivo perché comunque subiranno un lavoro di editing restituendoci dei racconti diversi da quelli d’origine. In più c’è un ulteriore dettaglio che mi infastidisce e cioè che dai forum sembra che i finalisti si conoscano tutti fra loro, generando in me l’idea del “premiamoci fra noi” che non è bello…ma sicuramente mi sbaglio, la mia è tutta invidia. La prossima volta che parteciperemo a questo concorso però magari ci premuniremo di un abbonamento alla rivista  Writer Magazine Italia…che magari aiuta!:)
By Sanchez

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