venerdì 11 maggio 2012

Ferro Sette: intervista con l'autore!



Il Libro
Futuro remoto: l’umanità ha smarrito le basi della sua stessa natura. Due vecchi commilitoni si ritrovano, nemici. Il primo, Tobruk Ramarren, è una ignara pedina di un potere occulto; il secondo, seguendo un’antica intuizione, si ribella a quella che sembra l’unica vita possibile. Nelle viscere di un piccolo pianeta minerario ai confini dell’Alleanza il protagonista s’imbatterà in una sorprendente comunità di reietti, custodi del segreto che li rende liberi. Lo scontro tra i Dominatori e lo sparuto gruppo di rivoluzionari è inevitabile, così come la sorpresa di Tobruk Ramarren di fronte alla scoperta che gli cambierà la vita.
Una sorprendente visione di un possibile futuro della civiltà del nostro tempo, e di una ribellione che scaturisce dalla natura più segreta e preziosa dell’essere umano.

L’Autore
Francesco Troccoli, è scrittore, traduttore e speaker. Nel bel mezzo di una invidiabile carriera in una multinazionale farmaceutica, cambia vita per  dedicarsi, in gran parte, alla scrittura. Ha vinto numerosi premi letterari, tra i quali il Giulio Verne e il Nella Tela, pubblicato oltre trenta racconti su raccolte e riviste e ricevuto numerosi apprezzamenti della critica. Blogger tra i più attivi del settore in Italia, firma le pagine di «Fantascienza e dintorni» ed è membro del collettivo di autori «La Carboneria letteraria». Quest’anno un suo racconto concorre al Premio Italia per la categoria “racconto professionale”. Ferro Sette è il suo primo romanzo.

Intervista  all’Autore – Press Book
Com’è nata l’idea per Ferro Sette?
Ferro Sette nasce dall’osservazione di quel che sta accadendo nella nostra società, dominata dallo stesso imperativo vigente nella narrazione del romanzo: produrre, produrre, produrre. In particolare, ho cercato di immaginare cosa potrà accadere se lo sviluppo dell’essere umano continuerà a essere condizionato dalla fredda logica che ci attribuisce un’identità basata su quante merci vengono fabbricate, consumate e smaltite, anziché su ciò che ci rende Donne e Uomini, che si colloca a un livello molto più sofisticato e immateriale.

Può spiegare, in un futuro come quello che lei ha ipotizzato, cosa significa la particolare evoluzione che subiscono gli esseri umani e qual è il suo impatto?
Molti romanzi hanno dipinto per l’umanità un futuro nel quale la natura dei mutamenti occorsi è sociale, culturale e antropologica. Io invece ho voluto inventare un mondo nel quale il mutamento è stato realizzato in modo così profondo e radicale da venire in ultima analisi recepito come una variante nell’evoluzione umana, assumendo una connotazione biologica che muta palesemente la qualità dell’esistenza quotidiana. In Ferro Sette l’homo sapiens ha perduto facoltà primarie, che sono oggi scontate, ma non ne conserva alcuna memoria storica. Finché esse non si riaffacciano casualmente e prepotentemente in un solo uomo, che decide di svelare ad altri la verità di quanto è accaduto. Recuperare quelle facoltà significa riconquistare la propria umanità. Tutto ciò lo obbligherà a combattere contro i suoi stessi amici, diventando il leader di una rivolta. Non posso davvero anticipare di più...

Dopo il successo della collana Urania, qual è la secondo lei la chiave dell’affermazione del genere per il lettore mainstream?
Il genere si è rivelato spesso un veicolo di idee rivoluzionarie. Utilizzando i suoi schemi si possono raccontare storie che sono accessibili a tutti. Parlare del presente travestendolo da futuro. Ferro Sette in particolare ha interessato lettori non legati al genere, almeno quanto gli affezionati. Provare per credere. Penso che in sostanza si tratti di raccontare storie nelle quali chiunque, davvero chiunque, possa identificarsi in fretta e con passione. E poi c’è la questione del linguaggio usato. Deve essere semplice e privo di tecnicismi.

Perché per lei è importante questo libro, cosa vuole comunicare ai suoi lettori?
Penso che ogni essere umano abbia il diritto, e forse anche il dovere, di fermarsi, guardarsi allo specchio e chiedersi se davvero si riconosce nella persona che vede. Nel caso emerga qualche dubbio, la vita che ne scaturirà sarà comunque molto diversa da quella precedente, prendendo o meno decisioni consapevoli. In ciascuno di noi c’è il coraggio di cambiare. Per trovarlo, bisogna solo concedersi il lusso di cercarlo davvero. Il protagonista di Ferro Sette incarna esattamente un uomo che è stato costretto a guardarsi allo specchio.

Intervista  all’Autore – Fantascienza e Co. Blog

Hai qualche immagine che ti ha ispirato la storia di F7 (tipo quella della copertina?) 
No, nessuna immagine nel senso tradizionale del termine, ovvero nessuna "figura". In termini di immagine per così dire, immateriale, direi di sì. L'immagine della rovinosa caduta del sistema occidentale in un vortice autodistruttivo che vorrebbe ridurre la nostra umanità alla produzione e alla proprietà individuale è stata determinante. Spero di non suonare retorico, perché è esattamente così che la penso ed è davvero così che il romanzo è nato.

Leggo che hai in mente una trilogia. Hai già anche in mente qualche altra storia che ti piacerebbe romanzare oppure per ora sei concentrato sulla saga di F7? 
Ho in mente almeno altre due storie, una di genere e l'altra no. Alla "trilogia di Tobruk Ramarren" (il protagonista) mi dedicherò di certo, anche se molto dipenderà da come verrà accolto Ferro Sette. Io mi auguro che al libro si avvicinino anche i non cultori del genere fantascientifico. Alcuni, a dire il vero, lo stanno già facendo. I primi riscontri da non appassionati di genere sono molto lusinghieri e ne sono a dir poco felice. Voglio anche precisare che Ferro Sette non è nato dal principio per avviare una trilogia, e che la storia è perciò autosufficiente e del tutto auto-conclusiva. L'idea della trilogia è sorta solo in un secondo momento. Nessuna "narratio interrupta", insomma!

Non ricordo esattamente il genere e la quantità di racconti che hai scritto ma ti chiedo lo stesso, anche se questo è più mainstream che scifi, se appunto ti piacerebbe esplorare qualche altro genere (tipo Fantasy per intenderci)? 
Il fantasy non rientra fra le mie letture d'elezione (fatte salve alcune doverose e onorevoli eccezioni), e nemmeno l'horror, perciò non mi sento portato a scriverne. Il fantastico che oggi va di moda definire "weird" invece mi attrae, anche se solo nelle sue declinazioni meno cupe. Il mio racconto "Il misterioso diario del giovane Piotr" (pubblicato nella raccolta Onda d'Abisso, a cura di Alessandro Morbidelli e con le firme de "La Carboneria & Friends") è un buon esempio. Leggo anche gialli e noir ma non credo di essere in grado di scriverne. Ma chissà? Magari proverò.

Ammetto che la prima volta che ho letto il titolo sono stato tratto in inganno, pensavo avesse a che fare con il golf! Chiedo venia e ti chiedo: è frutto del tuo sacco, o sacca ^_^, o dell'editor? 
Il titolo è stato scelto in sostituzione di quello del racconto dal cui sviluppo deriva il romanzo, ovvero "Il cacciatore", che vinse il Premio Giulio Verne l'anno scorso. In effetti sei in buona compagnia: molti hanno pensato subito al golf, quando in realtà Ferro Sette è semplicemente il codice identificativo di una città mineraria in cui si svolge la prima parte della narrazione. Il titolo è derivato da un processo di scelta molto accurato, ovviamente condiviso con l'editor, Fabrizio Biferali, che colgo l'occasione di ringraziare per la sua preziosissima opera. Ci è parso sin da subito che avesse un impatto forte e adatto alla vicenda narrata. Tutte le alternative ci sono sembrate meno adatte, comprese le proposte derivanti dal concorso per la ricerca del titolo che avevo indetto sul mio Blog:

Grazie mille per l’intervista, alla prossima!
By Sanchez

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